Sail Away - True As Steel



Determinazione! È celato dietro a questa semplice locuzione, lo spirito che da alimenta l’animo artistico dei Sail Away, new comer band con base operativa nell’hinterland torinese, che si rende artefice di un suono incentrato attorno ad una componente musicale, le cui coordinate stilistiche risultano essere affini ad un heavy metal di matrice classica, caratterizzato dalla verve e dalla sagacia di un versante compositivo che, il più delle volte, riesce a porre l’accento su qualità peculiari d’indubbio valore artistico.
Un debut album auto prodotto di alle spalle, un trascorso artistico di tutto rispetto, di carne al fuoco per un'intervista face to fece ne trovate a iosa.... parola al singer Federico.
Intervista raccolta da: Beppe "HM "Diana

Ciao Federico e grazie per il tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo subito con la prima domanda, come ed in che occasione è scattata la scintilla che vi ha portato alla creazione dei Sail Away? A livello puramente artistico e musicale, c’era della stima reciproca per il vostro trascorso musicale?
Ciao Beppe, grazie a te per averci dato spazio. Dunque, in breve, nel 2013, dopo che un paio di progetti a cui avevo preso parte, erano in fase di stallo, decisi che la cosa migliore era ripartire da zero con una nuova band. In quel periodo, Francesco Benevento, mio compagno già negli Assedio, era disponibile, e quindi ci siamo messi in cerca di nuovi componenti. Dopo un po' di selezione, sono arrivati Luca Guglielminotti e Alessio Piedinovi.
Della prima formazione faceva parte anche Stefano Fasolo, che per altri impegni ha dovuto abbandonare prima della registrazione del disco.
Con Francesco ci conosciamo ormai da tanti anni, quindi oltre alla stima reciproca c'è una certa confidenza che ci permette  ormai di interagire senza filtri, ovvero anche mandarci a quel paese quando serve, cosa che ci rende più combattivi in fase di composizione. Luca e Alessio in realtà erano alla prima esperienza in un gruppo metal, ma si sono subito calati nella parte.

Questo mi fa capire che sotto la cenere ha covato sempre il fuoco sacro dell’heavy metal, visto che siamo in argomento, che cosa pensate di aver portato all’interno della band, delle vostre precedenti esperienze musicali e discografiche?
Il fuoco dell'heavy metal arde sempre! Come detto, c'era la voglia di ripartire da zero, quindi musicalmente non abbiamo particolari riferimenti alle nostre esperienze precedenti. Per praticità però, ai tempi dei provini chiedevamo di imparare due pezzi degli Assedio, che abbiamo poi suonato nei primi concerti.

In che maniera sono nate le idee compositive dei brani inerenti al primo capitolo discografico? E' stato un processo naturale, o la loro stesura è stata in qualche modo travagliata?
Direi che tutte le canzoni vengono fuori in maniera fluida, sia che si parta da una mia melodia che canticchio agli altri, sia che si parta da un pezzo di chitarra sul quale si inserisce la linea vocale.
Quando la band stava nascendo, ed eravamo in due o tre, scrivevamo i pezzi nel mio salotto tra candele, incenso, bicchieri di vino e fette di salame. In questi due anni, in realtà, ci sono stati due brani che si sono rivelati ostici e che abbiamo messo da parte, ma magari ci torneremo in futuro.

Potenza e melodia, credo proprio che la vostra musica sia il risultato della perfetta antitesi di questi due elementi, quindi mi piacerebbe capire se, quando scrivete i vostri brani, tenete sempre conto di questo equilibrio oppure lasciate che la ispirazione non abbia limiti…
Assolutamente senza limiti. Penso che uno dei punti di forza dell'album sia la sua varietà, ci sono pezzi classici, ci sono pezzi orecchiabili, ci sono pezzi power in doppia cassa...ovviamente la potenza e la melodia sono alla base di tutto, altrimenti non suoneremmo metal-hard rock. Che poi alle orecchie degli ascoltatori questi elementi risultino ben bilanciati, non può che farci piacere.




Visto che questa non è la prima registrazione a cui partecipi, mi sembra di capire che hai maturato una buona conoscenza in studio, pensi che al giorno d'oggi l'uso della tecnologia sia più un fattore positivo o negativo, visto che su uno stage l'80% dei musicisti non riesce a ripetere le evoluzioni strumentali espresse in sala di registrazione?
A questo punto direi che noi facciamo parte del restante 20%. Siamo quello che suoniamo, non abbiamo effetti particolari e i cori li cantiamo noi, Effettivamente, mi è capitato di vedere band con basi registrate, non solo di tastiera ma anche di voce, e non è che sia rimasto molto contento. In studio, però, la tecnologia è di aiuto, più che altro perchè permette di abbattere i costi.

Credi che la band abbia dato fondo a tutte le sue velleità artistiche, o avrete modo di amplificare il discorso nelle prossime e future produzioni dei Sail Away?
Direi che siamo appena all'inizio! Abbiamo già qualche pezzo nuovo, ci sarà di nuovo una certa varietà stilistica, ovviamente rimanendo sempre all'interno di certi confini.

Quanto è difficile far convogliare gli umori, le passioni, e le pressioni di quattro musicisti all'interno di un unica direzione? Siete mai scesi a compromessi?
Non è difficile, anzi la musica serve proprio per dare sfogo ai vari stati d'animo, buoni o cattivi che siano.
Noi componiamo sempre tutti insieme, non siamo una band che si manda i file via computer, in questo modo la canzone si impregna di tutti i vari umori del momento.
Le difficoltà più che altro sono a livello organizzativo; non essendo una band professionista, bisogna far fronte a vari impegni, tra lavoro, altri gruppi, famiglia ecc...In questi due anni ci sono stati periodi in cui ogni tanto qualcuno allentava un po' la presa, ma discutendo e talvolta... minacciando, siamo sempre riusciti a mantenere la rotta.

Sono rimasto favorevolmente impressionato dalla carica intrinseca di “Artificial Impostor” brano che, grazie ad un approccio proto-thrash metal, si allontana dal resto delle composizioni, ce ne puoi parlare? 
“The Artificial Impostor” è un esempio di quanto detto prima, della libertà che ci concediamo nel comporre i pezzi. Avevamo questo riff più duro rispetto al nostro materiale, l'abbiamo tenuto come asse portante e siamo riusciti a combinarlo con un ritornello catchy, in classico stile Sail Away, che spiazza e allo stesso tempo cattura l'ascoltatore. Il testo prende spunto dal film “The Avengers – The Age Of Ultron”: le strofe descrivono brevemente i supereroi protagonisti, il ritornello è un invito ad affrontare le avversità con il nostro super potere, ovvero la nostra forza di volontà.



 Credo che il lavoro d'artwork del vostro disco sia sfacciatamente azzeccata, la band rappresentata da una nave da guerra pronta a demolire a suon di bordate metal la Mole!!!
Si, devo dire che è venuta proprio bene. Siamo partiti con l'idea della nave, però abbiamo scartato subito l'ipotesi del galeone pirata perchè faceva troppo Running Wild...li amo, ma è un immagine abusata, cercavamo qualcosa che ci distinguesse.
Così abbiamo omaggiato la nostra città, e siccome a Torino non c'è il mare, come cantavano gli Statuto, la nave esce dal sottosuolo. Dobbiamo ringraziare Salvo Pizzimento degli Steel Raiser di Catania, che in pochi giorni ha recepito e ottimamente concretizzato quelle che erano le nostre idee. C'è anche qualche dettaglio più o meno nascosto, ma sta a voi cercarlo.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno in voga di molte formazioni del passato, band che negli anni passati non avevano raccolto che semplici briciole, oggi sono diventate formazioni considerate da culto, va bene che una seconda chance la si concede a tutti, ma non ti sembra un controsenso? Per non parlare di quelle band tipo Last in Line, Operation: Mindcrime che cercano di vivere di luce riflessa....
Guarda, io non sono un nostalgico, ho ovviamente i miei gruppi preferiti che ascolto da vent'anni e che seguirò sempre, ma tolti loro, preferisco andare a vedere una giovane band e comprare il suo disco, piuttosto che dar soldi a un gruppo inglese o tedesco che ha fatto uscire un disco negli anni '80 e poi è sparito. Poi tutto in fondo dipende dal pubblico...se la gente li segue, fanno bene ad andare avanti. Se permetti, ho la mia opinione: in Italia il metal è ormai un genere per over 30, se non di più, e quindi è normale un certo revival.

Secondo te oggi ci vuole più stile o tecnica per porsi davanti ad pubblico quando si sta sopra un palco?? …..e i Sail Away dal vivo come sono?
Per quelli che sono i miei gusti più stile...ovviamente senza fare cappellate! Soprattutto se non conosco una band, mi colpisce la personalità, chi suona a testa alta, chi si diverte e cerca di trasmettere questo entusiasmo. Quindi cerco di comportarmi anche io nello stesso modo. Ora la formazione a quattro è rodata, si crea un buon feeling con il pubblico, anche se ci vede per la prima volta. In più, abbiano la nostra scenografia con fondale, pedane per salire e scendere e a volte la botte di vino.

Dai tempi dei Dragons fino ad oggi, come pensi sia cambiato in tutti questo lasso di tempo il tuo modo di rapportarti alla musica suonata e concepita?
E' proprio un bel lasso di tempo! In realtà non è cambiato poi molto, anche se sicuramente col tempo si tende ad essere più pignoli, attenti anche ai dettagli, e ad avere meno pazienza per i vari intoppi. Se dopo tanti anni siamo ancora qua, tu che scrivi e divulghi, io che canto, è perchè non ne possiamo farne a meno. La passione è ancora al di sopra di tutto, e penso che durerà ancora a lungo.

Ok Federico, ti lascio campo libero per i saluti finali..
Innanzitutto grazie per aver letto l'intervista fino alla fine. E grazie a Rock In Canavese, noi ci stiamo totalmente auto producendo, quindi siamo grati a chiunque ci aiuti a divulgare il verbo dei Sail Away. E dato che ormai i cd non li compra più nessuno, ricordate che potete sempre comprare t-shirt, polsini, cappellini e spillette!
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