Men of Mayhem - Inner Freedom



Un uomo di poche parole Marius Mahyem, cantante portavoce dei Man of Mayhem, che va dritto al sodo senza perdersi in giri di parole, proprio come la proposta musicale della sua band che, negli otto brani originali presenti sul cd di debutto “Inner Freedom”, si rende artefice di uno stoner rock che, nonostante richiami compositivi e stilistici tutt'altro che velati, cercando di essere anche abbastanza personale.
Unida, Dozer, Hermano, Santoro o i maestri Kyuss dei quali reinterpretano ottimamente il classico “Green Machine”, se le band sopracitate fanno parte del vostro bagaglio culturale credo proprio che i Man of Mahyem possano fare al caso vostro...
Intervista raccolta da: Beppe "HM" Diana

Ciao Marius, tutto ok?
No, ma cerchiamo di sopravvivere.

Come stai passando queste giornate afose nella in vista dell'imminente vostro debutto all'interno del Generator Party di Cuorgnè?
Fondamentalmente nell'ozio.
Però sto organizzando qualcosa di molto interessante per settembre.
Nel frattempo vi suggerisco di tenervi liberi per i giorni 3, 23 e 24.

Che cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra esibizione live?
Faremo il nostro meglio per mettere a ferro e fuoco il palco del Generator.
Ci tenevamo tanto a partecipare, quest'anno, e daremo il massimo, come sempre.
E' una manifestazione molto bella, gestita bene da persone che davvero meritano.
Speriamo in un grande afflusso di pubblico.

Il Generator Party erano correlati alle famigerate Desert Sessions alle quali prendevano parte una serie di musicisti appartenenti alla stessa area geografica, tutti quanti accomunati dagli stessi interessi artistici, pensi che la presenza sul territorio di formazioni come Rama, Jordan, Ash of Nubia, Men of Mahyem e Lohimann possa portare alla nascita di un movimento musicale anche nella nostra zona?
Beh, direi che il movimento è già presente con diverse band tra cui quelle che hai citato e molte altre che stanno per uscire allo scoperto. Per fortuna la musica è ancora viva ed è proprio grazie a chi ha voglia di sbattersi, voglia di fare e di impegnarsi a comporre con abilità e inventiva.

Qualche settimana addietro ho assistito con piacere ad una vostra esibizione dal vivo, e mi è sembrato di capire che quella live sia la vera dimensione di una band come la vostra, tu come la pensi?
Direi di sì, è difficile racchiudere la nostra energia in un disco, per quanto sia ben realizzato.
Dal vivo viaggiamo a briglie sciolte e l'adrenalina dà sempre una botta in più per condividere la nostra energia con il pubblico.

Quindi è anche per questo che state cercando di suonare veramente da per tutto nonostante le difficoltà logistiche e gli impegni lavorativi?
Certo, inoltre di fatto esistiamo solo da un anno o poco più, quindi dobbiamo farci conoscere.
Poi il palco ci dà così tanta soddisfazione da farci suonare ovunque e comunque, che sia davanti a cinque o a cinquanta persone.

A proposito quanto è snervante, e quanto gratificante, dover fare conto con un lavoro/occupazione che non ti permette di gestire la tua passione/devozione verso la musica a 360°?
Snervante non direi, al limite è un po' triste, ma ormai siamo tutti tra i trenta e i quarant'anni, è un po' tardi per coltivare sogni di gloria. Inoltre l'industria musicale è talmente collassata che ormai sono rimasti veramente in pochi a vivere di musica, ancora di più per band di genere simile al nostro, che non è propriamente commerciale.

Addentriamoci nell'analisi di “Inner Freedom” un disco di debutto registrato quasi di getto, quasi live, almeno questo è quanto mi pare di capire ascoltando le otto composizioni che fanno parte della track listi finale dell'album?
Sì è così, ma fa parte del nostro stile, pochi fronzoli e pedalare.
Abbiamo impiegato tre giorni a realizzare il disco, a parte per le voci che ho dovuto reincidere alcune volte perchè proprio in quel periodo ho contratto la mononucleosi ed ho dovuto aspettare qualche settimana perchè la voce tornasse a posto. Comunque i brani erano pronti da tempo e ben rodati, quando è così non impieghi molto a registrare. E' un disco abbastanza variegato, perchè cerchiamo di non ripeterci, di fare cose diverse e non annoiare e non annoiarci, per cui si viaggia da un hard rock blues, allo stoner e al doom.
Le tematiche in questo disco trattano principalmente i temi del disagio, della separazione e della faticosa ricerca di pace interiore, cosa davvero difficile in questi tempi.
I suoni sono comunque molto belli e curati, mixing e mastering di ottimo livello.

Ovvio, anche per merito di un Daniele Giordana che è riuscito ad innalzare un wall of sound a tratti magmatico, a proposito, come è stato lavorare con un personaggio della sua levatura? È rimasto il vecchio appassionato di qualche anno fa, oppure la fama e i riconoscimenti che gli arrivano ogni giorno, hanno cambiato anche lui?
Ma guarda, ci troviamo talmente bene che non so se cambieremo mai. Oltre ad essere tecnicamente al top, è la persona più tranquilla e disponibile che abbia mai conosciuto in questo ambito. Ha capito perfettamente la nostra realtà e sa sempre metterti a tuo agio. Lo conosco da circa un anno ed è sempre così, tranquillo e disponibile. Un vero gentleman! Sicuramente lavoreremo ancora insieme, anche perchè ormai è il nostro produttore.

Anche il tuo modo di cantate mi è sembrato molto più incisivo rispetto ad un passato non tanto remoto, frutto questo di una rabbia che sei riuscito ad incanalare nella maniera più a te congeniale, dico bene?
Sì, ma non solo. Rispetto ai Firelord, in cui devo anche suonare la chitarra, qui nei Mayhem posso concentrarmi unicamente sulla voce, quindi sto imparando a gestirla in modo diverso, ad usarla in un certo modo e a oltrepassare i miei limiti, scoprendo di volta in volta dove posso arrivare.
In pratica sono cresciuto molto nell'ultimo anno potendomi concentrare solo sulla voce, poi la sintonia che abbiamo creato con Sergio funziona alla grande, e i brani nascono in breve tempo e funzionano bene.

Elementi che arrivano in egual misura da stoner, hard rock legati ad un propensione al limite dell'hardcore, il groove che avete cercato di condensare all'interno del suono della band mi porta a pensare che, nonostante tutto, stiate cercando di percorrere un percorso artistico molto personale senza per questo rinnegare le vostre radici formative, e la rivisitazione di “Green Machine” ne è la più lampante testimonianza....
Hai visto giusto. La miscela delle nostre influenze è in continua evoluzione e ci sta portando verso direzioni inaspettate. I brani nuovi sono molto più duri, pesanti ed estremi. E'un bene, ci sentiamo in crescita e il nostro sound si sviluppa continuamente.

Passione quella per Jhon Garcia che si rafforza dopo la cover degli Slo Burn, a proposito, a consumo di peyote come sei messo?
Non uso droghe, non mi interessa. E poi faccio già fatica a fingere di essere normale così.

Toglimi una curiosità, di chi è stata l'idea di inserire le foto segnaletiche all'interno dell'artwork del libretto? Lo sai che Julius sembra veramente un evaso di qualche penitenziario americano stile San Quintino?
Sì lo so, ha il phisique du role. Ahhahaha. E' stata un'idea mia, se non ricordo male.
Musica a parte, mi occupo di quasi tutto il resto, compreso il lavorare all'immagine della band.
Ci piaceva l'idea di mostrarci come criminali, e in un certo senso lo siamo, musicalmente parlando.

Dalle nostre ultime chiacchierate in chat, mi ha detto che state lavorando ad un secondo disco, pensi che il suono delle nuove composizioni possa in qualche modo ricalcare il territorio sonoro tracciato da “Inner Freedom”, oppure dobbiamo aspettarci una sostanziale evoluzione artistica?
Solo in parte. Come accennavo i brani nuovi saranno molto più pesanti ed estremi, ed una certa vena blues sta andando persa del tutto. E' un bene perchè stiamo sviluppando un sound abbastanza personale, e poi le canzoni funzionano davvero bene. Dovremmo tornare in studio tra fine settembre ed ottobre. Non vedo l'ora di sentire come suonerà il nuovo lavoro.

Prima di concludere una curiosità personale, in passato sei stato artefice di due ottimi romanzi intrisi di thriller e suspance, soprattutto il debutto “La notte dell'erba cremisi” mi sembrava tutt’altro che scontato, perchè hai mollato?
Per diverse ragioni. La musica assorbe quasi tutto il mio tempo libero, lasciando poco spazio ad altre cose, e scrivere è un impegno veramente pesante, non può essere trattato alla leggera.
Inoltre la delusione verso l'ambiente letterario in generale ha fatto il resto.
Comunque penso di tornare a scrivere, prima o poi. Queste passioni vanno a fasi, se un domani dovessi avere l'idea giusta potrei decidermi a riprendere.
Per il momento mi concentro sui Men Of Mayhem, abbiamo parecchio da fare, e siamo molto contenti perchè un po' di soddisfazioni stanno arrivando, quindi va benissimo così.

Ok Marius siamo alla fine.....
Ti ringrazio per l'intervista. A presto!

Men of Mahyem Officiale Page
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