Crystal Lake - The invisible parade


Un ottimo debutto come “The Wispering Fear” aveva avuto il merito di lanciare le quotazioni dei cuneesi Crystal Lake i quali, persi di strada alcuni elementi, avevano fatto cerchio attorno allo zoccolo duro della band e, trovato un degno sostituto dietro le pelli, con l’arrivo di Costantino Perin, la formazione ridotta ora a quattro elementi, si rinchiuse nuovamente negli studi della Dracma Records di via Banfo, e portò alla luce il suo secondo vagito discografico “The Invisible Parade” titolo che, ad anni di distanza, sembra quasi profetico, e che vide il suono della band indurirsi maggiormente verso lidi di matrice più prettamente statunitense grazie ad un US Metal tendenzialmente più vicino ad una corrente thrash metal, più che al power metal vero e proprio.

Un lavoro nel quale il gruppo riesce a tirare fuori la sua rabbia repressa, macinando una serie incedibile di riff devoti al più scatenato pogo di massa, un vero e proprio assalto all’arma bianca, condotto con sagacia e in maniera quasi cinica, tanto che ad ascoltare l’opening track “What the thunder said”, sembra veramente di avere a che fare con un’altra formazione. Rabbia, determinazione, ma soprattutto tecnica e voglia di lasciarsi alle spalle un primo lavoro che sembra quasi un vecchio e bieco ricordo ingiallito, anche perchè i Crystal Lake di questo secondo tape suonano molto più metallici dei vecchi, ma soprattutto riescono a mettere in mostra una maturità raggiunta in appena due anni di distanza dal precedente nastro, nel quale, a colpire nel segno, sono soprattutto i testi molto più profondi e personali, tanto che “Wild Violent Violet”, techno trash metal davvero irresistibile nella sua alternanza fra parti tirate e ripartenze al fulmicotone, scandito dalle vocals indemoniate di un Rich Pittavino mai così determinante, ci trasportano in un altro quando, mentre se “This third side of coin”, gioca ancora su ritmi sfrenati e cadenze volutamente più hardcore, “Stars without a sky”, alla quale tocca chiudere alla grande il demo, risulta sicuramente l’episodio più riconducibile ad un versante nettamente influenzato dalla bay area e da formazioni storiche come Exodus, Forbidden e Testament fra gli altri.  Purtroppo i tempi, così come i gusti musicali dei nostri, stavano per cambiare radicalmente e, ad ulteriore conferma di quanto detto, arriva una controversa “Defended by Silence”, inedito comparso sulla compilation “Nightpieces II” della Dracma, che mostra il volto più alternativo dei Crystal Lake propensi su coordinate più consone ad un certo crossover statunitense che, ahimè, segnano mestamente la fine delle promesse discografiche dei nostri che, dopo un terzo lavoro e nonostante un timido interessamento dei vertici della Dracma records, preferiscono abbandonare le scene muicali…           
(Beppe "HM" Diana) 

       
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