Crohm - Keep Your Dragon Alive



Monumentale intervista intercorsa con i Crohm, per parlare delle tappe fondamentali dell'esistenza artistica di questa autentica cult metal band, la cui prime reincarnazione risale addirittura ai primi anni ottanta, artefice di quel “Legend and Prophecy”, disco passato da poco sulle nostre pagine, edito in forma strettamente privata che, nelle nove tracce che vanno a comporre la sua track list definitiva, ci mostra una formazione che s'immola sull'altare del metal classico di stampo tacitamente epico, memore delle lezioni impartite dai maestri inglesi dell'epoca d'oro, determinata più che mai a recuperare il tempo perduto, conscia se non altro che, la passione e la perseveranza possono ancora fare la differenza.....
Intervista raccolta da: Beppe”HM” Diana


Ciao ragazzi e grazie del tempo che ci state dedicando. Partiamo subito dalla prima domanda, come e quando avete deciso di puntare al come back sulle scene? Tornare a suonare assieme dopo quasi trent'anni non deve essere stata una passeggiata, dico bene?
Sergio: Per prima cosa grazie a voi che ci dedicate uno spazio!
Per rispondere alla tua domanda direi che in realtà abbiamo ricominciato prima di renderci conto di aver preso la decisione di ricominciare. A inizio 2014 ci hanno contattati per un progetto “one day” in cui si intendeva rispolverare le band attive in Valle d’Aosta negli anni ottanta. L’idea ci è piaciuta e dopo le prime perplessità (soprattutto mie - ca...o! - non cantavo da 25 anni!) abbiamo accettato.
Abbiamo rispolverato 3 dei nostri vecchi brani rimodernandone l’arrangiamento e ci siamo divertiti molto. Tutto è successo molto più facilmente di quanto immaginassimo. Dopodiché ci siamo detti: “Perché fermarci? Rispolveriamo anche il resto del materiale e togliamoci lo sfizio, dopo trent’anni, di pubblicare il nostro primo vero e proprio disco!” Ed eccoci qua!


Riccardo: Erano 25 anni che non toccavo più il basso e il primo pensiero è stato: “Sarò ancora capace?”. Mi hanno risposto che è come andare in bici e una volta imparato non dimentichi più. Anzi direi… che suoniamo meglio di quando inseguivamo l’Onda Metal degli anni ’80! Così, dopo i primi momenti di incertezza e di riformarsi dei calli alle dita, è andata molto bene e le soddisfazioni vissute in questi due anni dalla ‘reunion’ sembrano davvero ripagare un quarto di secolo di ‘congelamento’…


Quali sono stati gli ostacoli che avete dovuto abbattere e quali i preconcetti di varia natura, da parte di qualche musicista della vostra zona? Sono sicuro che le vostre mogli/fidanzate non sono state molto contente, o no?
Sergio: Preconcetti non direi, soprattutto pensando a cosa abbiamo affrontato negli anni ‘80 dove veramente in Valle ci guardavano come extraterrestri. Eravamo l’unica band a suonare Metal! Ora la scena locale è molto più movimentata rispetto ad allora. Ti dirò che oltretutto siamo stati accolti piuttosto bene dalle band di ragazzi più giovani attive adesso in zona. Anzi in molti ci hanno mostrato entusiasmo per la nostra musica e un grande rispetto per i nostri “antichi” trascorsi, quasi fossimo dei “mostri sacri” locali, e questo ci ha fatti piacevolmente sorridere perché in realtà eravamo (e siamo tutt’ora) nient’altro che quattro “rintronati” headbangers!
Gli ostacoli sono stati i pochi locali dove poter suonare dal vivo e soprattutto gli incastri con la vita quotidiana da quasi cinquantenni con famiglia e lavoro. Ma siamo determinati a continuare a divertirci ora che abbiamo ricominciato e per fortuna le nostri dolci mogliettine si sono dimostrate molto accondiscendenti. Anzi ci hanno incoraggiati.


Parliamo appunto del vostro disco di debutto che, pur essendo una produzione privata, presenta alcuni punti focali non di poco conto. Come vi siete trovati in studio a registrare i brani? Potete parlarci in maniera dettagliata delle track del disco? I vari brani facevano parte di quelli composti nel 1986 oppure sono nuove creazioni?
Sergio: I brani sono stati tutti composti degli anni ‘80. Li abbiamo però riarrangiati alla luce del nostro gusto musicale di trent’anni più “maturo”. Alcuni non hanno subito grandi modifiche, altri sono stati invece radicalmente rivisti.
I testi dei nostri brani sono intrisi di Metal per come lo intendiamo: un modo energico di esprimere la vita. Attraverso la nostra musica esploriamo i vari stati d'animo che nascono da riflessioni sulle vicissitudini quotidiane personali e sociali, da fatti di cronaca o storici.
Per quanto mi riguarda posso dire che mentre negli anni ottanta tentavo (con deplorevoli risultati…) di cantare su registri che non mi appartengono, ora canto restando in territori vocali che riesco a percorrere con più naturalezza. E credo che sia un bene. Quantomeno sono certo che ciò che di me si sente su disco sia lo stesso che si può sentire dal vivo. Così almeno non rischio di essere oggetto di lanci di pomodori!

Riccardo: Il nostro primo CD “Legend and Prophecy” è stato pensato come scrigno nel quale salvare il lavoro, i sogni e il sentire dei CRΩHM degli anni ’80, un modo perché non andasse perduta la nostra musica conservata solo su vecchie cassette a nastro magnetico. Però non potevamo fare una nostalgica operazione di remixaggio vivendo in un passato che ormai non esiste più. I CRΩHM di oggi hanno alle spalle 25 anni di esperienze musicali e di vita e questa way of life è stata insufflata nei brani.
In particolare volevamo anche riportare l’attenzione, rimettere le cose a posto almeno in termini di concetti, su alcuni argomenti ancora attuali.
Ad esempio KAMIKAZE era stata scritta in omaggio al “Vento degli Dei”, i Kami della cultura giapponese, che aveva ispirato giovani piloti a lanciarsi coraggiosamente con i loro aerei contro le corazzate americane per difendere la patria. Volevamo riconoscere che, al di là dell’orrore del gesto, non si poteva non riconoscere la spinta ideale e soprattutto volevamo levare una voce perché non si attribuisse oggi questa parola a dei bastardi fanatici vigliacchi che si scagliano contro i civili in ogni parte del mondo.
ETERNAL PEACE è un inno alla pace nel solito stile rock irriverente per chi, come noi, ha vissuto la Guerra Fredda pronta a diventare Guerra Nucleare negli anni ’80, ricordando che non avrebbe avuto vincitori.
LEGEND AND PROPHECY e A LONG DAY HAS BEGUN sono brani nati da scritti di Nostradamus che inneggiano alla speranza e alla forza interiore per rialzarsi sempre, anche dopo le sconfitte.
QUAKE è il brano con cui sono nati i CRΩHM, scritto in occasione di un evento benefico per raccogliere i fondi per il terremoto del Messico del 1985.
Zac : Resta da citare TOWN AFTER TOWN, un inno all’Heavy Metal che viene portato live “Città dopo città”, vivificando il cuore dei Metal Kids come si chiamavano allora o dei Metalheads odierni.
Aggiungerei che su alcuni brani è stato operato un certo tipo di “restyling” sia in termini di bpm, ora più in linea col nostro gusto attuale, che di sound complessivo (diciamo senz’altro più “aggiornato”, pur evitando sonorità e distorsioni estreme o sintetizzate).


Come e in che modo sono nate le collaborazioni con i musicisti presenti su Mountains? Mi sembra di capire che per ricreare certe atmosfere melodrammatiche avevate bisogno di qualcuno che fosse ben distante dalla concezione heavy rock, dico bene?
Sergio: Il merito di avere avuto modo di collaborare con questi straordinari musicisti è tutto di Ric! Quindi lascio a lui la risposta a questa domanda.

Zac: …ma in realtà, comunque, avevamo valutato che questo brano, riportato a nuova vita, meritava una seconda versione alternativa, più profonda ed evocativa, con il contributo di più strumenti classici raffinati proprio per la tematica “senza tempo” del suo testo.
Riccardo: Personalmente non sono mai stato lontano davvero dal mondo della musica e dopo una pausa di 3/4 anni, mi sono avvicinato alla musica celtica, diventando l’organizzatore di un festival internazionale che ha compiuto 20 anni proprio quest’anno. Nella cultura celtica ho ritrovato lo stesso spirito percepito nel Metal e ho approfondito una way of life non troppo distante da quella dei Metal Kids che eravamo, Inoltre ho conosciuto validissimi musicisti a cui poi ho proposto di portare il loro contributo alla nostra musica. In primis il maestro d’arpa Vincenzo Zitello, un caro amico allievo del bretone Alan Stivell che ha introdotto la musica celtica, il secondo in Europa e il primo in Italia con grandi risultati.
Nel CD sono presenti anche il fiddle player Milo Molteni e la violoncellista Serena Costenaro, mentre in live spesso ci hanno onorati della loro musica il flautista Luca Crespi degli Inis Fail e Dirty Bastards (nel Cd il flauto traverso è suonato da Vincenzo Zitello, così come il secondo violoncello) e la violoncellista Enrica Marzani.

Fabio: Il 17 giugno abbiamo suonato in concerto, primo gruppo Metal (!) in 31 edizioni della prestigiosa “Saison Culturelle” organizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta, accompagnati in “Mountains” e “Legend and Prophecy”, oltre che da Costenaro, Marzani e Zitello, anche da un’orchestra d’archi di 12 elementi della SFOM di Aosta (Scuola Formazione e Orientamento Musicale) diretta dal M° Christian Thoma che ha arrangiato i brani. Un’esperienza incredibile! Sentire Metal e strumenti classici che creano un impatto potente sul palco è qualcosa da provare!


Si, anche perché qualcuno, il chitarrista Wolf Hoffman degli Accept o lo stesso DeFeis dei Virgin Steel, ha addirittura asserito che l'heavy metal È la musica classica del nuovo millennio… Sono solo parole che non fanno testo, o secondo voi, c'è qualcosa di più serio alla base di questo ‘pensiero’?
Sergio: Condivido appieno il pensiero di questi grandi musicisti che hai citato. Credo che Shostakovich, Bach e Brahms se le avessero avute a disposizione avrebbero suonato chitarre elettriche distorte con basso e batteria a manetta!

Zac: Sono d’accordo perché nel Metal trovi la potenza che esprime grandi forze, così come i grandi classici, per descrivere sentimenti profondi e l’impeto delle forze della natura, spesso scatenavano intere sezioni d’orchestra per ottenere un forte impatto sonoro ed emotivo. Il parallelo con la musica classica in questo senso ci sta, e forse per questo le commistioni e l’osmosi di arie tra i due “generi” è sempre apprezzabile, del resto anche noi suoniamo strumenti ad arco e percussioni!
Fabio: Tamburi… tamburi ovunque… ah ah ah!


Nonostante il vostro disco sia incentrato attorno una matrice heavy metal molto classica, mi è parso di intravvedere molta più carattere di quanto non possa sembrare a un primo semplice acchito. Credete che nel 2016 si possa ancora essere personali, pur mantenendo un certo legame con le proprie radici formative?
Sergio: Credo di sì. Quantomeno è quello che proviamo a fare cercando di mescolare il sound delle nostre origini con le nuove idee che abbiamo dopo trent’anni. Ognuno di noi ha avuto in questi anni la sua personale evoluzione di gusto all’interno del genere “Metal”. Io per esempio non ho mai abbandonato le radici di allora, ma ho sempre cercato in tutti questi anni di esplorare anche tutti i nuovi territori che si sono via via presentati. Per me non esistono mille sottogeneri, ma solo il METAL, che va dai Blue Oyster Cult agli Slayer passando per Fates Warning e Teodor Tuff.

Zac: Rimanere personali, “se stessi”, è un must. Più spesso mi sono concentrato ad avere e ascoltare con attenzione mille volte tutti i cd di una band o di un determinato autore che mi appassionava per “capirlo” e coglierne l’evoluzione, il song writing ecc. piuttosto che rischiare di avere molto materiale ma non il dovuto tempo per apprezzare ciò che ho messo nel lettore. Se poi sono intento a “buttare giù” un’idea nuova, l’ideale per me è il “silenzio lettore cd” anche per più giorni.

Riccardo: Lo stile è quello delle proprie radici, ma il modo di esprimerlo non può che essere personale. Personalmente sono piacevolmente stupito che la nostra creatività sia ancora molto attiva. È come se iniziassimo la nostra ‘carriera’ ora!

Fabio: Fare musica, come ogni arte, è esprimere se stessi e le bacchette, i piatti, i timpani e tutto il resto della batteria sono un prolungamento di me stesso. Quando suono è me stesso che suona. Di tutti noi. Ecco perché quello che viene fuori è il Metal dei CRΩHM e non semplicemente la copia di qualcosa di ‘già sentito’ perché esce da noi. È un prolungamento di noi stessi… e pur venendo da qualche parte già conosciuta, andiamo verso una nostra strada.


Quali sono le aspettative che avete nei confronti dell’uscita di questo ennesimo parto discografico? All’interno di una scena musicale così asettica come quella nostrana, come è stato accolto il vostro disco?
Sergio: Ho un motto: “Non aspettarti nulla e non rimarrai mai deluso, al limite piacevolmente stupito!” E in effetti ogni tanto succede, come ad esempio con la vostra strabiliante recensione. Per me l’importante è riuscire a divertirmi suonando con gli amici, poi tutto quel che viene in più è grasso che cola. Siamo consapevoli che il mercato è saturo e non sta di certo aspettando noi!

Zac: Ovvio che a quest’età e con altre attività “normali” da mandare avanti, la produzione di un disco per me è come lo scrivere un libro o dipingere un quadro… a mio modo e nel mio piccolo credo di fare “arte”, e non dettare legge o imporre moda. Da una parte non abbiamo impegni vincolanti o scadenze da rispettare, per questo lo ritengo un passatempo che però ci deve restituire come giusta ricompensa un prodotto di cui essere soddisfatti. Se poi, come è successo, appaiono inaspettatamente recensioni positive del nostro CD in svariate lingue europee … beh, che dire? Un sorriso di gioia e un brindisi!

Riccardo: L’accoglienza in generale è stata positiva, tenendo conto che comunque sono brani nati negli anni ’80 che quindi hanno anche una certa struttura e sonorità.
Fa un po’ ridere qualche affermazione del tipo “i CRΩHM non propongono qualcosa di nuovo” senza rendersi conto che nemmeno lo volevamo. Noi facciamo Metal Old School ‘alla CRΩHM’ e i brani di Legend and Prophecy sono stati tutti composti tra il 1985 e il 1988.
E ci sono anche motivi di orgoglio! È stato divertente leggere una critica che evidenziava come un nostro pezzo composto nel 1987 assomigliasse a un brano dei Metallica uscito poi nel 1989. Il recensore riteneva, erroneamente, che ci fossimo ispirati ai maestri per comporre “Mountains”, mentre sarebbe bello pensare esattamente il contrario e che fossero stati i Metallica ad essersi ispirati ai CRΩHM per il loro brano (così non è poiché eseguito venne eseguito solo ad Aosta un paio di volte e presente in una registrazione su nastro del relativo live, mai messo in commercio).
Positiva invece la recensione proveniente dalla Polonia che, riconoscendo lo stile Old School e affermando che avremmo avuto un’ottima possibilità di far carriera, si chiede come sia possibile trovare ancora un’energia così viva in un gruppo di non più giovanissimi e come lo spirito Metal sia un po’ scemato nella band più recenti…

Riccardo: In effetti questa cosa della grinta ci è stata fatta notare più di una volta da quando siamo tornati in scena. E così abbiamo ideato un motto dei CRΩHM che è anche un grido: “K.Y.D.A.H!” ovvero “KEEP YOUR DRAGON ALIVE!”… “Mantenete Vivo il Vostro Drago”, quel Fuoco Interiore capace di muovere ed emozionare.
Mi ritrovo molto nella definizione data del Rock da parte di Maurice Jouanno membro della band Les Ramoneurs de Menhirs: “Il Rock è energia. È un’energia particolare. Il Rock non è uno stile. Il Rock è Spirito. È uno Spirito Selvaggio."


A parte i concerti e i vostri canali ufficiali, dove è possibile trovare/acquistare una copia del vostro album? Quale è stato fino a questo momento il feedback che avete ottenuto? Potete dirci quante copie avete venduto, e quante ne avete distribuito a livello ‘manageriale’?
Sergio: Tra noi il “manager” è Ric, lascio a lui la risposta. Ti posso però dire che del CD “fisico” dovremmo averne già vendute circa 200. Per me è un risultato eccezionale! Non l’avrei mai immaginato.
Riccardo: Il CD è disponibile, come dicevi oltre ai nostri concerti e in formato elettronico sui canali ufficiali del web, presso il negozio Musica&Ricordi di Aosta.



Come state vivendo questa seconda chance che la vita artistica vi sta offrendo? Vi divertite ancora come la prima volta, oppure affrontate le situazioni con la calma e il distacco di chi ha superato gli ‘anta’ già da qualche anno?
Sergio: Divertimento a mille! Calma il giusto! Distacco ZERO! Diciamo più ponderata e matura consapevolezza che non siamo e non saremo mai gli Iron Maiden.

Zac: Forse proprio perché le nostre giovanili e semi-irreali speranze sono ormai lontane, ora con gli stessi nomi di allora ci sono gli adulti, capaci di salire su un palco per divertirsi molto più di prima, con la giusta e necessaria concentrazione e con la consapevolezza che i nostri pezzi trasmettono energia, emozioni, coinvolgimento.

Riccardo: Ci stiamo divertendo seriamente! Basti dire che abbiamo fatto più concerti in questa parte di vita artistica che quando eravamo lanciati nei nostri vent’anni! L’emozione del palco è sempre presente e l’adrenalina ci pervade. Piedi per terra, testa in cielo e fuoco nel profondo!

Fabio: Io non ho vissuto i CRΩHM del primo periodo (avevo tra 1 e 3 anni!), ma suonare con loro è davvero divertente. Si lavora sodo durante le prove, ma sempre con uno spirito di amicizia e divertimento. E sul palco l’emozione è fortissima ogni volta.


La scena underground aostana, ma anche quella italiana, dell’ultimo periodo è radicalmente cambiata da quando la band muoveva i suoi primi passi nei primi anni ottanta, molti dicono in meglio altri preferiscono tralasciare, però è innegabile non ammettere che, a livello puramente qualitativo, il livello si è nettamente alzato, anche se, di contro, le infrastrutture sono pur sempre latenti e carenti, dico bene?
Sergio: Come dicevo prima oggi è meglio. Più bands, più apertura mentale, internet e tecnologia varia che allora non c’era. Chiaro che il rovescio della medaglia è che più è affollata la scena più è difficile essere notati. I locali dove suonare sono un po’ di più di allora, ma sempre pochini. In questo senso non è cambiato molto, quantomeno nelle nostre contrade!

Zac: Certo per quanto riguarda la diffusione dei propri brani, ora le varie communication tecnologies danno una grande mano, più e meglio di quanto ci si potesse aspettare. Rimane invece costante il gap tra il nostro genere, che chiede spazi non esigui per le performance live, e il numero di strutture che, se capienti, per ovvi motivi commerciali sono destinate all’utenza da discoteca “à la mode”, se invece sono piccole non possono che accogliere acoustic sets o musica jazz.

Riccardo: Quello che ho notato dal punto di vista del ‘sentire Metal’ generale è un innalzamento della qualità delle band, un incredibile miglioramento della strumentazione, una facilità nella realizzazione di video e lavori discografici, della produzione di gadget, della diffusione nel www della propria immagine e musica… ma anche una strana assuefazione e noia del “già visto, già sentito” fermandosi alle note o alle sonorità.
Chi coglie un ‘nonsoché’ invece riesce ad apprezzare oltre le forme e questo è quello che vogliamo trasmettere. Non portiamo nulla di nuovo al Metal se non il Metal dei CRΩHM che aveva avuto poche occasioni per essere ascoltato allora.


Che cosa ne pensate dell’immane collasso che da qualche anno a questa parte ha colpito il mercato discografico a livello mondiale? E se non è troppo, che idea vi siete fatti di un potente mezzo di comunicazione come internet e del libero uso che si fa del download completo di interi dischi?
Sergio: Io sono uno di quei pochi che continua a comprare i dischi. Penso che se voglio che dei musicisti che mi piacciono possano continuare a suonare, il minimo che posso fare è comprare i loro dischi. In più, sarò antico, ma mi piace il supporto fisico come per i libri. Internet è comodo per farti un’idea di ciò che non conosci, ma è un’arma a doppio taglio.

Zac: Confesso che grazie a Youtube in primis ho potuto apprezzare artisti completamente sconosciuti da noi. Poi grazie ad altri canali ho potuto acquistare i loro cd originali da vari Paesi europei. Sarò un po’ “old style”, ma personalmente mi chiedo quanti acquirenti paghino per il download legale di un prodotto che non ha la “fisicità” di un supporto reale incellophanato acquistato in un negozio. Per non parlare del “cd introvabile comprato vicino alla stazione ferroviaria di Stoccarda”… tutt’altra cosa che “questa cartella di mp3 l’ho scaricata da iTunes Finlandia per soli 2,99 euro…”

Riccardo: Secondo me la musica è live e deve essere goduta direttamente da chi la produce. Quando vado a un concerto non sono solo le mie orecchie a essere interessate dall’evento, ma tutto me stesso. Quindi la musica live è l’emozione che riesce a trasmettermi il musicista. Se la musica invece è solo una sequenza di note diventa un bene effimero, impalpabile ‘fuori uno sotto l’altro’ oppure ‘io ho 60.000 mp3 di Metal’ (e quando mai li ascolterai…) e un fatto di consumo. E perché pagare per qualcosa di inconsistente?

Fabio: Quando hai un CD fisico, come quando avevi un vinile, o ancora oggi lo hai in mano, lo tocchi, lo guardi, sfogli il libretto allegato, osservi le foto e ti immergi nel sentire dei musicisti che lo hanno pensato, voluto e suonato. Il mercato non è saturo. Siamo noi a esserlo. Ma come quando hai troppo… piano piano inizi a riconoscere la qualità, il sentire e torni ad apprezzare alcune cose. C’è ancora spazio…


Anni addietro qui a Torino avevamo un paio di negozi di dischi nei quali molti ragazzi dell’epoca si ritrovavano a sbavare sulle copertine dei dischi da acquistare con le paghette settimanali e ad organizzare le trasferte per i concerti futuri. Oggi tutto questo credo che sia mestamente cambiato con l’avvento della rete estesa, i negozi sono morti i dischi non si vendono e nessuno va più ai concerti. Da voi invece?
Sergio: Purtroppo è così ovunque...

Zac: In argomento la globalizzazione ha giocato la stessa mano ovunque. I negozi ad hoc sono pochissimi e credo lavorino su ordinazione o vendendo anche oggetti collaterali al mercato dei cd. Per quanto riguarda info su concerti futuri, sia l’acquisto di biglietti, credo che altri luoghi aggregativi o la stessa rete abbiano facilitato le cose. Temo sia purtroppo vero che l’economia in tracollo abbia ridotto il numero di partecipanti ai concerti…


L'ultimo sabato del mese sarete protagonisti di una data live al RistoBar La Fontana di Burolo. Cosa dobbiamo aspettarci di vedere, visto che ad accompagnarvi saranno proprio i Wolfsinger della vostra madrina Raffaella? State preparando un duetto/cover?
Sergio: Sentire del sano e potente Heavy Metal! Tenendo conto che a breve entreremo di nuovo in studio per registrare i nuovi brani per il nostro secondo CD e che li eseguiremo tutti live per la prima volta.

Zac: Per me l’occasione di suonare nella stessa serata con una band superlativa e di cui ammiro attitudine, potenza e presenza scenica… dei veri amici che si impegnano da anni a mantenere vivo il sacro fuoco dell’HM nel Canavese! Long Live Wolfsinger!

Riccardo: Wolfsinger e CRΩHM nella stessa sera credo sia un evento interessante, perché entrambi facciamo Metal con la stessa carica ed energia e vogliamo trasmettere quello. Sinceramente ho trovato in loro quello che mi aveva, oltre alla musica, avvicinato al Metal quando avevo 16/17 anni: uno senso di fratellanza e di collaborazione per uno scopo comune. I Wolfsinger sono al centro di un movimento di rinnovamento dello spirito Metal e siamo onorati di condividere il palco con loro. Raffaella e Jean de La Fontana stanno davvero facendo un lavoro immane di cui si vedranno i frutti in futuro.

Fabio: Suoneremo di fronte a un pubblico Metal insieme a una band Metal con i cosiddetti! Un vero omaggio alla musica!


Ok ragazzi siamo alla fine, vi lascio carta bianca per i saluti...
Sergio: Grazie ancora per l’attenzione che ci avete dedicato! Vi aspettiamo al concerto a frullarvi il cervello con un po’ di sano headbanging! Stay Metal!

Zac: Grazie per lo spazio che ci hai dedicato! E voi Metalheads, accorrete a scuotere le vertebre!

Riccardo: Se avete letto tutta l’intervista fino a qui, siete dei grandi! Spero di vedervi e salutarvi di persona in una bella serata di Metal!

Fabio: Volevo salutare battendo sui tasti con le bacchette, ma preferisco tormentare le pelli per voi sabato sera. KYDAH!


Crohm:
Sergio Fiorani (1967): Voce
Claudio ‘Zac’ Zanchetta(1967): Chitarra, voce
Riccardo ‘Ric’ Taraglio(1967): Basso, voce
Fabio Cannatà (1984): Batteria
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